The Choice

Dario aveva notato una cosa particolare. I giorni in cui la dottoressa Anna veniva da lui per la terapia c’era sempre il sole. Sarà stata una casualità ma a lui non pareva affatto tale. La vita ci manda sempre dei piccoli segnali per farci capire meglio le cose, siamo noi a volte a non coglierli perché troppo distratti da altre faccende. Una mattina lei era arrivata prima del previsto e Dario aveva visto sbucare dalla borsa un piccolo volume di poesie, aveva allungato una mano chiedendole di poterne leggere una. Nel frontespizio c’era una piccola dedica con una frase di Khalil Gibran che recitava così – Se vuoi essere più vicino a Dio stai più vicino alle persone. Dario la lesse ad alta voce e poi le sorrise. “E’ proprio una missione la tua” – le disse. “Beh – fece lei – sì, ci credo parecchio, mah…ecco…devo dire che quando il paziente collabora come fai tu, è tutto più semplice.” “Dovrò sbrigarmi a guarire allora” ribatté Dario cercando di intercettare gli occhi curiosi di lei. In effetti i giorni passavano veloci e lui si accorgeva di fare progressi da gigante. Ora quando interrogava il suo sistema nervoso questo rispondeva come mai prima. Prima le dita dei piedi, poi la gamba destra. Ogni parte del suo corpo sembrava finalmente rispondere. La determinazione che aveva dovuto mettere in quella battaglia per la sopravvivenza era anche merito di Anna che con dedizione lo aveva sostenuto, appoggiato, guidato fino a fargli capire che nella vita non è importante quanto ci mettiamo a fare una cosa, l’importante è non fermarsi mai. Lo dimisero in una giornata di primavera in cui a Dario il mondo appariva sfavillante. Aveva sete di tutto, voglia di fare ogni cosa mai fatta prima. Telefonò ad Anna – “Ce li hai ancora due minuti per me anche se sono guarito?” – Lei rise: “Certo” – rispose “ ne ho anche qualcuno in più.” “Bene” – fece lui – “perché sono davanti ad un’agenzia di viaggio e Creta è bellissima in questo periodo dell’anno. Che ne dici?” “Ti raggiungo – rispose lei – sono golosa di moussakà e adoro ballare il sirtaki…”. Il sole cocente dell’isola li avvolse come in un abbraccio. Le piccole botteghe brulicavano di turisti intenti agli acquisti. Un ragazzino dall’aria distratta giocava su un muretto. Dario gli si avvicinò “Hi – disse in un inglese incerto – is it any place where we can rent a motorcycle?” Mimò quelle parole con i gesti delle mani che imitavano il manubrio di un motorino. Era in cerca di un posto dove poter noleggiare uno scooter. Il ragazzino non rispose ma indicò con il braccio un negozio poco distante. Dario e Anna montarono sul motorino diretti alla spiaggia di Kommos una delle più belle dell’isola. Metri e metri di morbida sabbia dorata che incorniciava i resti della vecchia città minoica. Ad ogni passo respiravano quella storia millenaria che sembrava suggellare con maggiore forza la loro unione sancendone l’indissolubilità. L’amore per crescere ha bisogno di bellezza – pensò Dario – rendere ogni cosa, ogni gesto il più bello possibile è un nutrimento inestimabile. “Ti sposerei domani” le disse. “Accidenti – fece lei – Speravo in stasera”. Risero. Rientrarono tardi quella sera. Stavano percorrendo il sentiero di una strada non battuta che passava per un campo quando videro una sagoma nel buio. Questa gli si parò davanti agitando una pistola. Urlava “Money, give me some!” Aveva gli occhi strabuzzati. Dario istintivamente allontanò Anna con il braccio come per evitare che restasse sotto tiro.